Inibitori del checkpoint immunitario: l’espressione di PD-L1 predice una migliore sopravvivenza globale nei pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule avanzato o metastatico trattati con Atezolizumab
Il trattamento con Atezolizumab, un inibitore del checkpoint immunitario, è associata a una migliore sopravvivenza globale nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) avanzato o metastatico.
L’espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali e sulle cellule immunitarie infiltranti il tumore è risultata predittiva di questo beneficio.
Uno studio ha valutato i pazienti con tumore NSCLC, precedentemente trattati, che hanno ricevuto Atezolizumab ( 1.200 mg; n=144 ) oppure Docetaxel ( 75 mg/m2; n=143 ) dopo progressione della malattia nonostante chemioterapia con Platino.
I pazienti avevano un performance status ECOG di 0 o 1, avevano un’età uguale o superiore a 18 anni, avevano una adeguata funzione d’organo terminale e funzione ematologica, e avevano una malattia misurabile secondo i criteri RECIST v1.1.
E’stata misurata l’espressione al basale di PD-L1 mediante tecniche immunoistochimiche nelle cellule tumorali ( TC3 maggiore o uguale a 50%; TC2 maggiore o uguale a 5% e minore di 50%; TC1 maggiore o uguale a 1% e minore di 5%; TC0 minore di 1% ), e nelle cellule immunitarie infiltranti il tumore, come percentuale dell'area tumorale ( IC3 maggiore o uguale a 10%; IC2 maggiore o uguale a 5% e minore di 10%; IC1 maggiore o uguale a 1% e minore di 5%; IC0 minore di 1% ).
E’ stata riscontrata una sopravvivenza globale di 12.6 mesi per i pazienti nel gruppo Atezolizumab ( IC 95%, 9.7-16.4 ) rispetto a una sopravvivenza globale di 9.7 mesi ( IC 95%, 8.6-12.0 ) per i pazienti nel gruppo Docetaxel ( hazard ratio, HR=0.73; IC 95%, 0.53-0.99; p=0.04 ).
In particolare, l'aumento dell'espressione di PD-L1 è risultato associato a un aumento della sopravvivenza globale, con TC3 o IC3 associati a un hazard ratio di 0.49 ( IC 95%, 0.22-1.07; p = 0.068 ), TC2/3 o IC2/3 con un HR di 0.54 ( IC 95%, 0.33-0.89; p=0.014 ), TC1/2/3 o IC1/2/3 che trasportava un HR di 0.59 ( IC 95%, 0.40-0.85; P=0.005 ) e TC0 e IC0 con un HR di 1.04 ( IC 95%, 0.62-1.75; P=0.871 ).
In generale, un'analisi esplorativa ha mostrato che i pazienti con immunità preesistente hanno presentato una migliore sopravvivenza.
Per quanto riguarda gli eventi avversi, ci sono stati 11 pazienti ( 8% ) nel gruppo Atezolizumab e 30 pazienti ( 22% ) nel gruppo Docetaxel che hanno interrotto lo studio a causa di eventi avversi.
16 pazienti ( 11% ) nel gruppo Atezolizumab e 52 pazienti ( 39% ) nel gruppo Docetaxel che hanno manifestato eventi avversi di grado 3 o 4.
1 paziente ( inferiore a 1% ) nel gruppo Atezolizumab e 3 pazienti ( 2% ) nel gruppo Docetaxel sono deceduti durante il periodo di studio.
Lo studio ha evidenziato l’importanza di PD-L1 come obiettivo immunoterapico nella pratica clinica.
Il trattamento con Atezolizumab è risultato anche associato a minore tossicità, rispetto a quello con Docetaxel. ( Xagena2016 )
Fonte: The Lancet, 2016
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